Carlo Gesualdo è nato a Napoli. Studiò musica presso l’accademia fondata dal padre, Don Fabrizio di Gesualdo, dove ascoltò le opere di Giovanni Macque, Bartolomeo Roy e Pomponio Nenna. I madrigali di Nenna, in particolare, influenzarono lo stile di Gesualdo.
Dopo la morte del fratello maggiore nel 1585, il compositore divenne erede del titolo Gesualdo. Con il titolo venne un matrimonio combinato con suo cugino, un matrimonio che fu una catastrofe per entrambe le parti. Donna Maria d’Avalos, sposata due volte prima di diventare moglie di Gesualdo, preferiva apertamente l’amore di un altro. Nel 1590, per vendicare il suo onore, Gesualdo ordinò l’uccisione della coppia colpevole, insieme al suo secondo figlio, la cui legittimità era sospetta.
Nel 1594 Gesualdo sposò Eleonora d’Este, figlia di Alfonso II, duca di Ferrara, alla cui corte vissero Torquato Tasso, Nicolò Vicentino e Luzzasco Luzzaschi. In diverse occasioni Gesualdo mise in musica i testi dell’amico Tasso, la cui natura morbosa era così simile alla sua; e sentire gli esperimenti cromatici di Luzzaschi e Vicentino potrebbe aver rafforzato la direzione del proprio sviluppo musicale. Gesualdo rimase a Ferrara per 2 anni, facendo spesso viaggi a Firenze, dove ascoltò la musica della Camerata. Poco prima della morte del suocero nel 1597, Gesualdo lasciò l’Italia settentrionale e tornò a Napoli, dove rimase per il resto della sua vita. È morto il settembre. 8, 1613.
Le opere esistenti di Gesualdo nell’edizione raccolta pubblicata da Wilhelm Weismann e Glenn E. Watkins (Amburgo, 1957—) comprende 19 sacrae cantiones per cinque voci e 20 per sei e sette voci, 27 responsori della Settimana Santa per sei voci e 125 madrigali per cinque voci. Non solo furono i madrigali la parte più numerosa della sua produzione, ma furono anche ristampati più frequentemente dei pezzi sacri.
La malinconia di Gesualdo lo porta spesso a testi di travolgente tristezza. Utilizzando toni cromatici, anche prima associati a sentimenti intensi, ha accresciuto l’espressività della poesia attraverso la musica. Anche se i suoi passaggi cromatici erano a volte meri “madrigalismi” pittorici, Gesualdo delineava più spesso lo stato d’animo generale del testo piuttosto che le singole parole. Ha impiegato cromatismo armonicamente così come melodicamente. Per mezzo di toni cromatici ha costruito numerose combinazioni triadiche estranee alla modalità e poi le ha disposte in modi non convenzionali ed emozionanti.
Il cromatismo in linea melodica non era certo una novità in questo periodo, ma l’uso esagerato di Gesualdo ha fatto molto per indebolire il nucleo modale dei suoi pezzi. Così facendo, ha allungato i limiti del vecchio stile anche quando è rimasto all’interno della piega dei polifonisti. In questo senso Gesualdo fu più conservatore dei Camerata fiorentini, un gruppo che volutamente rovesciò le strutture più antiche. Mentre i loro esperimenti si avvicinavano al nuovo stile monodico, i madrigali cromatici e i mottetti di Gesualdo rimasero gli esempi più febbrili e appassionati della vecchia pratica. Per alcuni Gesualdo rimane uno sperimentatore bizzarro, ma per altri è un genio la cui arte sta solo ora ricevendo il suo dovuto riconoscimento.