Il caffè può proteggere il cervello dall’Alzheimer?

Quella tazza di caffè mattutina può effettivamente aiutare a prevenire la malattia di Alzheimer?

Un nuovo rapporto dell’Institute on Scientific Information on Coffee in Europe offre uno sguardo equilibrato alla scienza dietro il caffè e la caffeina, e non trova prove chiare se il caffè possa effettivamente aiutare a prevenire le malattie neurodegenerative.

Un comunicato stampa sui rapporti offre il suggerimento allettante che una “assunzione regolare di caffè per tutta la vita può avere un effetto protettivo correlato al declino cognitivo e alle condizioni neurodegenerative.”

Ma il rapporto stesso è più cauto. Osserva che la ricerca sulla connessione tra il consumo di caffè e la malattia di Alzheimer mostra effettivamente risultati vari, con molti studi che suggeriscono che un’assunzione permanente di caffè/caffeina è associata a un rischio ridotto di sviluppare l’Alzheimer, mentre altri non sono stati in grado di dimostrare una chiara causalità.

Il rapporto dice, tuttavia, che una revisione nel 2018 ha suggerito che più del 75% della ricerca supporta l’opinione che la caffeina abbia un effetto favorevole contro il declino cognitivo e l’Alzheimer.

L’Istituto di informazione scientifica sul caffè è finanziato da sei delle principali aziende europee di caffè: illycaffè, Jacobs Douwe Egberts, Lavazza, Nestlé, Paulig e Tchibo.

Diet Vs Coffee

Il caffè, come il vino o il cioccolato, sta spesso facendo notizia per nuovi studi che ne traggono benefici per la salute: da aumentare la vostra funzione cognitiva per migliorare la vostra salute dell’intestino. Ricerche passate hanno esaminato come il caffè può proteggere contro il morbo di Alzheimer e Parkinson.

Tuttavia, Elisabeth Rothenberg, professore associato presso il Dipartimento di Scienze alimentari e dei pasti dell’Università di Kristianstad in Svezia e autrice dell’ultimo rapporto, osserva che il consenso scientifico è molto più chiaro quando si tratta dell’impatto della dieta sulle condizioni neurodegenerative.

Rothenberg scrive che la ricerca nutrizionale attualmente si concentra maggiormente sull’impatto delle scelte alimentari complessive piuttosto che su particolari nutrienti o singoli prodotti alimentari nel mantenimento di una buona salute. Dice che l’impatto dietetico più ben documentato proviene dalle diete mediterranee. Quelli sono pesanti su alimenti a base vegetale tra cui frutta, verdura, semi, cereali e olio d’oliva, ed evitano grassi saturi, proteine di origine animale e zuccheri raffinati.

“Sono state mostrate associazioni positive tra modelli dietetici mediterranei e migliori punteggi cognitivi e un minor rischio di malattie di Alzheimer”, afferma Rothenberg. “Anche se i risultati variano, la maggior parte degli studi suggerisce che una più stretta aderenza a una dieta in stile mediterraneo è associata a un minor rischio di declino cognitivo, probabilmente agendo modificando i percorsi relativi a un processo di invecchiamento più generale.”

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