“storia Orale colloquio con Christina Bothwell, 2010 17-18 giugno”, Archives of American Art, Smithsonian Institution
Christina Bothwell, nato a New York City, ed è cresciuto principalmente in città e la città di New York e Pennsylvania. I suoi genitori non erano convenzionali. Suo padre James era uno psicologo, mentre sua madre Rosemary era una pittrice realista. Bothwell disegnò i modelli nudi di sua madre fin dalla giovane età e creò una casa delle bambole di argilla per se stessa.
A partire dall’infanzia, Bothwell ha avuto “esperienze oltre i cinque sensi”, come premonizioni e sogni lucidi, che l’hanno convinta di una dimensione spirituale che trascende il mondo materiale. Questa consapevolezza ha fortemente influenzato il suo lavoro successivo.
Bothwell ha studiato pittura alla Pennsylvania Academy of the Fine Arts dal 1979 al 1983, lavorando con Will Barnet.In seguito si è trasferita a Manhattan, dove ha incontrato suo marito, scrittore e illustratore Robert Bender. Ha trascorso dieci anni a New York City, cercando di promuovere la sua carriera artistica, ma si sentiva sempre più sotto pressione e inautentica.
Un importante punto di svolta per lei si è verificato quando lei e suo marito si trasferì in Pennsylvania rurale. Bothwell afferma che ” Trasferirsi in campagna è stato il punto in cui ho iniziato a seguire il mio cuore.”Ora vede la natura come la fonte principale per le sue idee e influenze artistiche. “Ci sono stati momenti, di solito quando sono in natura, quando mi sono sentito completamente in allineamento con il meglio di chi sono.”Ha cercato di portare quel senso di sintonia ai suoi pezzi.
Sempre più attingendo agli animali e al mondo naturale che la circonda, crea figure in tecnica mista usando argilla, oggetti trovati e vecchi tessuti. Anche se alcuni dei suoi pezzi sono stati descritti come” eccezionalmente artigianale, squisitamente dettagliate offerte figurative”, il suo lavoro alla fine del 1990 è stato anche caratterizzato come da incubo, o come avere una qualità inquietante.
Bothwell ha raggiunto una seconda svolta nel 1999, quando ha partecipato a un workshop sulla lavorazione del vetro al Corning Museum. Ha visto il potenziale per combinare il vetro con i materiali che stava già utilizzando, per portare leggerezza e delicatezza al suo lavoro. Nel suo lavoro si sfida a ritrarre l’anima, la consapevolezza interiore e le connessioni tra vita e natura. La combinazione di argilla a fossa con strati traslucidi di vetro cotto la aiuta a creare un senso di mistero e cose viste e invisibili. Anche se ancora visti a volte come” inquietante”, queste opere successive sono anche descritte come” belle”,” eteree “e”serene”.
In una recensione del 2017, il curatore e critico d’arte William Warmus descrive il lavoro di Bothwell sia come metaforico che narrativo. Sottolinea l’abilità necessaria per padroneggiare e combinare tre media: pittura, ceramica e vetro. Egli vede le transizioni che si verificano quando combina quei media nelle sue opere come un modo di comprendere il tempo: “Quando le sue figure si fondono o si rompono, è generalmente un segno che il tempo scorre, in movimento, verso il futuro dal passato. Warmus descrive i pezzi di Bothwell come “teneri” e “gentili”, suggerendo che ” Forse sono scomodi nel presente, preferendo il territorio di transizione definito dai processi di nascita e morte?”